Da quando ero più piccolina scrivevo dei diari che inizialmente erano puramente dei piccoli fogli di carta che aggiornavo circa giorno dopo giorno scrivendo la data per raccontare la mia giornata — cosa che probabilmente fanno molti bambini (o quanto meno facevano, prima dell’arrivo di internet). Scrivevo sotto forma di diario giornaliero le attività che avevo svolto e le cose che erano successe a scuola e raccontavo, più o meno, il mio stato emotivo che avevo vissuto.
Col passare degli anni ho continuato questa pratica in modo più o meno assiduo a seconda dei periodi e del tempo che avevo a disposizione. Tuttavia, riconosco che fondamentalmente ho continuato per un po’ a scrivere un po’ in quella struttura di diario, nonostante fossi cresciuta. Quindi le pagine diventarono più dense di parti scritte e meno di parti bianche. Anche in quella fase parlavo del più e del meno, raccontando però, data l’età, di argomenti un po’ più elaborati rispetto a quanto potesse fare una bambina delle elementari. Avevo iniziato a scrivere delle prime amicizie, dei primi amori e delle prime delusioni e tristezze. Cercavo di classificare ogni avvenimento argomentato attraverso una data, ma non sempre la inserivo. Sicuramente è interessante notare come sia cambiato il linguaggio utilizzato con l’andare avanti negli anni e come migliora la punteggiatura, che prima era messa puramente (quasi) a caso.
Dunque, scritto dopo scritto, anno dopo anno, si nota una un’evoluzione e una crescita della persona che risulta facilmente percepibile ma troppo speciale per poter trovare delle parole adatte a descriverla adeguatamente.

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